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Presentazione

Andrea Staid propone un percorso in quattro lezioni nel cuore dell’antropologia culturale attraverso i poli complementari di natura e cultura. Centrali i temi affrontati nella sua riflessione antropologica, che affronta le ideologie del colonialismo e dell’antropocentrismo, la questione della soggettività animale, la relazione tra l’individuo e l’ordine sociale.


Natura e cultura: una riflessione antropologica 
L'esplorazione del rapporto tra natura e cultura rappresenta un pilastro fondante dell'antropologia. Secoli di dibattito filosofico e scientifico hanno accompagnato la nostra comprensione di questi due concetti apparentemente distinti. Per oltre un secolo, l'antropologia ha adottato una visione dicotomica, separando nettamente la natura, intesa come ambiente incontaminato e indipendente dall'uomo (montagne, mari, cielo), dalla cultura, prodotto esclusivo dell'azione umana. Tuttavia, questa visione occidentale, lungi dall'essere universale, rappresenta solo uno dei molteplici approcci cognitivi elaborati dalle culture umane per adattarsi  all'ambiente circostante.
Diviene evidente come il nostro concetto di ecologia e la stessa idea di "preservare la natura" siano costrutti culturali legati al loro contesto di origine, non universalmente condivisi. La dicotomia natura-cultura è stata spesso utilizzata strumentalmente per giustificare disuguaglianze e oppressioni, ad esempio sostenendo l'inferiorità innata di alcune culture o gruppi etnici. Tale visione, ampiamente sconfessata dalla scienza, non ha più alcun fondamento nella moderna antropologia. 
Oggi, la maggioranza degli antropologi riconosce l'interconnessione tra natura e cultura, non come entità separate, bensì come aspetti intrecciati dell'esperienza umana. La cultura è indubbiamente plasmata dalla natura, ma a sua volta la influenza profondamente. Il modo in cui gli esseri umani percepiscono e interagiscono con l'ambiente è plasmato dalla loro cultura. Alcune culture venerano la natura come luogo sacro, mentre altre la vedono come una risorsa da sfruttare.
Abbandonare la dicotomia natura-cultura apre la strada a una visione olistica dell'esperienza umana, riconoscendo l'interdipendenza tra le dimensioni biologiche e culturali. L'antropologia contemporanea ha il compito di esplorare le diverse modalità con cui le culture intrecciano i fili di natura e cultura, promuovendo una comprensione più profonda dell'umanità e del suo posto nel mondo.

 

Colonialismo e antropocentrismo: un legame indissolubile
Il colonialismo e l'antropocentrismo, due ideologie strettamente intrecciate, hanno segnato profondamente il corso della storia umana. Il colonialismo, sistema di dominio politico ed economico, ha visto l'Europa imporre il proprio potere su territori e popoli "stranieri". L'antropocentrismo, invece, sostiene la centralità dell'essere umano nell'universo, giustificando il dominio su natura e altre specie.
Al cuore del sistema coloniale risiede l'idea di superiorità delle nazioni colonizzatrici rispetto ai popoli colonizzati. Tale convinzione ha legittimato lo sfruttamento delle loro risorse e della loro manodopera, dando vita a secoli di oppressione, violenza e disuguaglianza. I colonizzatori, mossi da un'avidità insaziabile, hanno saccheggiato terre, depredato risorse e colonizzato interi territori, ricorrendo spesso alla brutalità e seminando malattie e pandemie devastanti.
L'antropocentrismo ha avuto un ruolo fondamentale nel giustificare le atrocità del colonialismo. La visione dicotomica che separa l'uomo dalla natura, ponendolo al vertice della gerarchia, ha alimentato l'idea di dominio assoluto sul mondo circostante. Gli europei, portatori di questa visione, non solo hanno imposto il proprio modello sociale e politico, ma hanno anche sradicato le cosmovisioni indigene, spesso basate su un profondo rispetto per la natura e su un'interconnessione tra uomo e ambiente.
Il colonialismo europeo ha stravolto le cosmovisioni indigene, minando il loro rapporto ancestrale con la natura. Attraverso l'uso della forza e l'indottrinamento religioso, principalmente con il cattolicesimo, i colonizzatori hanno imposto la propria visione duale uomo-natura, sradicando ritualità e credenze che legavano profondamente le popolazioni indigene alla terra. Questa imposizione culturale ha avuto conseguenze devastanti, alienando le popolazioni indigene dalle loro radici e dal loro ambiente naturale.
I popoli colonizzati sono stati costretti a lavorare in condizioni disumane, subendo ogni sorta di abuso e sfruttamento. Le loro terre e le loro risorse sono state depredate per il profitto delle potenze coloniali, senza alcuna considerazione per i danni ambientali o per il benessere delle popolazioni locali. L'antropocentrismo ha fornito la giustificazione ideologica per questo saccheggio, presentando la natura come una mera risorsa da sfruttare a beneficio dell'uomo, senza alcun riguardo per le conseguenze.


La soggettività nelle altre specie
La questione della soggettività animale è un tema complesso e controverso che attraversa discipline come l'antropologia e la biologia. Tradizionalmente, la soggettività è stata considerata una prerogativa umana, associata a capacità cognitive avanzate, coscienza e autoriflessione. Tuttavia, un crescente corpo di evidenze suggerisce che anche gli animali possiedono livelli significativi di soggettività, sfidando la visione antropocentrica dominante.
L'antropologia offre diverse prospettive per esplorare la soggettività animale. L'etnografia contemporanea, attraverso l'incontro con diverse culture, si concentra sulle relazioni tra umani e animali, esaminando come le diverse società concepiscono e interagiscono con le altre specie. Studi dettagliati rivelano la complessità dei legami tra umani e animali, documentando forme di comunicazione, cooperazione e affetto che suggeriscono una forma di soggettività animale non umana. Le implicazioni di riconoscere la soggettività animale sono profonde. Il lavoro dell’antropologo Eduardo Kohn ci invita a considerare la foresta come un'entità viva e pensante. Non solo gli umani interpretano il mondo, ma tutti gli esseri viventi lo fanno continuamente, rappresentandolo e dandogli significato. La vita è intrinsecamente semiotica, con gli esseri viventi plasmati dall'evoluzione per adattarsi e dare forma al loro ambiente. In questo senso, tutti gli esseri viventi "pensano", con le loro forme che rappresentano il cumulo del passato e le anticipazioni del futuro. La foresta, dunque, si configura come un'immensa ecologia di esseri pensanti, brulicante di vita e di futuro.
Riconoscere la vita interiore e l'esperienza soggettiva agli animali, o anche alle piante, ci impone di riconsiderare il nostro rapporto con loro e il nostro posto nel mondo naturale. Questo può portare a cambiamenti radicali in svariati ambiti, dall'etica animale alla conservazione dell'ambiente. Abbandonare l'antropocentrismo significa adottare una prospettiva più olistica e rispettosa di tutte le forme di vita, ponendo le basi per un futuro più giusto e sostenibile per il nostro pianeta.

 

L'individuo e l'ordine sociale
L'individuo non è un'entità autonoma preesistente all'ordine sociale, ma piuttosto un prodotto di esso. L'ordine sociale, a sua volta, non è un sistema statico e coercitivo, ma un processo dinamico e in continua evoluzione plasmato dalle azioni e dalle interazioni degli individui. 
La relazione tra individuo e ordine sociale è un tema complesso e dibattuto, spesso intrappolato in una dicotomia che vede l'individuo come entità autonoma contrapposta a un ordine sociale statico e coercitivo. Tuttavia, questa visione è riduttiva e non rispecchia la natura dinamica e interconnessa di questi due elementi.
L'individuo non nasce come essere isolato e autosufficiente, ma si forma all'interno di un contesto sociale specifico, plasmato da norme, valori, culture e relazioni. La società, a sua volta, non è un'entità astratta e immutabile, ma un processo in continua evoluzione, modellato dalle azioni e dalle interazioni degli individui che la compongono.
In questa prospettiva, l'individuo non è semplicemente un prodotto passivo dell'ordine sociale, ma un agente attivo che contribuisce a plasmarlo e modificarlo. Attraverso le proprie scelte, azioni e idee, gli individui influenzano le norme, le culture e le relazioni che definiscono la società. Allo stesso tempo, l'ordine sociale influenza e condiziona le scelte, le azioni e le idee degli individui, creando un circolo virtuoso di reciproca influenza.
Questa visione dinamica e relazionale dell'individuo e dell'ordine sociale implica una critica profonda al potere e alle gerarchie. Se l'individuo non è un'entità autonoma preesistente alla società, ma un prodotto di essa, allora le gerarchie sociali non sono innate o naturali, ma costruzioni sociali che possono essere modificate o addirittura sovvertite.
Riconoscere il carattere dinamico e interconnesso tra individuo e ordine sociale implica una profonda messa in discussione delle strutture di potere esistenti, che spesso operano per opprimere e marginalizzare gli individui. La dinamica tra individuo e ordine sociale è profondamente influenzata oggi dai new media e dal controllo dei big data. Riconoscere questa interconnessione è essenziale per comprendere le dinamiche di potere in atto e per promuovere un cambiamento sociale positivo. È necessario un approccio critico e consapevole all'uso delle tecnologie digitali, e un impegno attivo per contrastare le disuguaglianze.

Programma

Natura e cultura: una riflessione antropologica – Andrea Staid

Colonialismo e antropocentrismo: un legame indissolubile – Andrea Staid 

La soggettività nelle altre specie – Andrea Staid 

L'individuo e l'ordine sociale – Andrea Staid e Miguel Benasayag

Informazioni

Obiettivo formativo

18 - Contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, di ciascuna specializzazione e di ciascuna attività ultraspecialistica, ivi incluse le malattie rare e la medicina di genere

Mezzi tecnologici necessari

- Pc, tablet o smartphone

- Connessione a internet

Procedure di valutazione

Questionario online con domande a risposta multipla a doppia randomizzazione.
Il questionario si intende superato al raggiungimento del 75% di risposte corrette. In caso di fallimento è possibile ripeterlo fino a 5 volte, previa nuova fruizione dei contenuti del corso.

N.B. Il questionario di valutazione dell'evento è parte integrante della procedura di valutazione e va compilato per poter ottenere i crediti ECM.

Responsabili

Responsabile scientifico

  • EC
    Dott.ssa Elena Camerone
    Psichiatra e psicoterapeuta

Docente

  • MB
    Prof. Miguel Benasayag
    Filosofo e psicoanalista, fondatore del collectif Malgré tout
  • AS
    Dott. Andrea Staid
    docente di Antropologia culturale e visuale alla Naba di Milano e di Antropologia culturale all’Università di Genova

Elenco delle professioni e discipline a cui l'evento è rivolto

Medico chirurgo

  • Medicina di comunita'
  • Medicina generale (Medici di famiglia)
  • Neurologia
  • Neuropsichiatria infantile
  • Pediatria
  • Pediatria (pediatri di libera scelta)
  • Psichiatria
  • Psicoterapia

Psicologo

  • Psicologia
  • Psicoterapia

Assistente sanitario

  • Assistente sanitario

Fisioterapista

  • Fisioterapista
  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento

Educatore professionale

  • Educatore professionale
  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento

Infermiere

  • Infermiere

Infermiere pediatrico

  • Infermiere pediatrico

Logopedista

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
  • Logopedista

Ostetrica/o

  • Ostetrica/o

Tecnico della riabilitazione psichiatrica

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
  • Tecnico della riabilitazione psichiatrica

Terapista della neuro e psicomot. dell'eta ev.

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
  • Terapista della neuro e psicomot. dell'eta ev.

Terapista occupazionale

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
  • Terapista occupazionale

Altro (non ECM)

  • Altro

Assistente sociale

  • Assistente sociale
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