Dal corpo non si scappa, il corpo è un tema trasversale e sempre contemporaneo. Nella sua presenza e ancor più nella sua assenza o nella distanza. Il corpo, che è uno solo, si moltiplica negli sguardi disciplinari e si ricompone nel loro incontro: è nel diritto e nella salute, nel linguaggio e nell’arte, nelle gender politics e nel fenomeno migratorio. È nell’esame del medico, obiettivo, istologico, radiografico. È nelle pratiche dello sport e nello studio dei neuroni specchio. È nell’esperienza della cura psichica, nella dimensione del trauma e nei disturbi del comportamento alimentare.
Le neuroscienze, soprattutto quando applicate all’indagine clinica, studiano le immagini e le rappresentazioni corporee, il concetto di embodiment, l’affective touch e le realtà immersive.
Soprattutto per le generazioni più giovani, il corpo è sempre più un luogo della ricerca identitaria, soglia e limite tra interiorità e esteriorità. Un corpo da modificare anche radicalmente, da potenziare o esibire, su cui tracciare i segni di un dolore che non trova le parole. Un corpo che il diritto può riconoscere o disconoscere, a partire dalle vicende di libertà e relazione che in esso si incarnano. Il corpo è nelle tecnologie, nella moda dei tatuaggi e nelle sessualità. È nel tempo che passa. La pandemia Covid-19 ha messo una lente d’ingrandimento sui nostri corpi: la loro cura e la loro legislazione, il contatto e la distanza. Ascoltiamo i corpi e le loro storie: passate, presenti e future.
Nella sua dissertazione, psicoanalitica con elementi di sociologia e letteratura, Clara Mucci ripercorre la storia del corpo delle isteriche, da Freud a Lacan, per evidenziare l’immutata richiesta di affetto infantile, più che il richiamo sessuale, delle pazienti di ieri e di oggi. Chiedendosi che diversa valenza assuma, nella contemporaneità dei binarismi culturali messi in discussione, la questione del genere, della sessualità e del potere.
Grazia Spitoni dedica la sua lezione al contributo delle neuroscienze alla comprensione dei disturbi alimentari, in particolare nella differenza tra corpi rappresentati e corpi percepiti. Dopo una premessa storico scientifica, si analizzano le alterazioni anatomo-funzionali, i deficit cognitivi e la dicotomia tra immagine corporea e schema corporeo. Immaginando modelli meno condizionanti grazie all’onda social del “body positivity”.
Anoressia, bulimia, obesità, vigoressia, dismorfismo sono le forme del corpo che Laura Muzi analizza nella sua lezione sulla comprensione dei disturbi alimentari. Le definizioni e l’approccio diagnostico del DSM-5 e quello più centrato sull’individuo del PDM-2 fungono da base per scoprire anche le forme emergenti di pattern alimentari disfunzionali, come l’ortoressia nervosa, da affrontare anche in una prospettiva psicodinamica.
Citando casi raccolti anche nella sua esperienza clinica in carcere, Alessandra Lemma indaga le ragioni di modificazioni corporee quali tatuaggi, piercing, scarificazioni, interventi di chirurgia estetica. Manifestazioni di persone affette da patologie mentali delle quali i corpi raccontano le storie, segnate da abusi fisici ed emotivi. Ma pratiche ormai diffuse anche in chi vi simbolizza forme di empowerment, ribellione, autodeterminazione.
Nella sua lezione sui danni del corpo conseguenti ad esperienze traumatiche, Benedetto Farina sgombra il campo da interpretazioni simboliche della sofferenza psichica promosse per decenni dalla manualistica internazionale. Con esempi di casi clinici e citazioni letterarie e filmiche, nel solco della psicotraumatologia attuale si afferma l’evidenza patologica del dolore fisico legato ai traumi dello sviluppo.