Chiunque di noi, in particolari circostanze, può infierire contro un altro essere umano. Una serie di esperimenti di psicologia sociale, nonché la fiction letteraria e cinematografica basata su fatti realmente accaduti, stanno a dimostrarlo. Lo scarto (confortante) tra “buoni” e “cattivi” sfuma sino ad annullarsi e persino la dicotomia tra “bene” e “male” perde il suo valore di categoria morale.
Nel saggio Psicologia del male lo psicologo sociale Piero Bocchiaro cerca di spiegare i motivi per cui la gente comune può arrivare ad agire in modo malvagio. Concezione predominante nella nostra cultura è che le azioni crudeli siano l’esito della personalità deviata o del patrimonio genetico di chi le compie: una logica che indurrebbe a scavare nella psiche di questi individui per comprendere le ragioni di tali condotte. La popolarità di tale convinzione è legata al beneficio assolutorio che ne deriva, sia per la società, in tal modo alleggerita dalla responsabilità di aver creato i presupposti all’attuazione del male, sia per coloro che non hanno mai agito in modo crudele, che possono così continuare a credere di essere diversi dai malvagi. Nel suo libro Bocchiaro mette in discussione proprio questa credenza, avanzando la prospettiva che chiunque, in determinate circostanze, possa infierire contro un altro individuo. Numerosi esperimenti dimostrano infatti che quando noi esseri umani ci troviamo in contesti estremi diventiamo vulnerabili a forze che prendono il sopravvento e ci orientano verso condotte di tenore negativo, inimmaginabili se si considerano le abituali caratteristiche della nostra personalità. In ogni individuo – sostiene l’autore – esiste dunque un potenziale di crudeltà, in qualche caso anche spiccato, pronto ad emergere in determinate occasioni. Tale conclusione è sostenuta da numerose ricerche di psicologia condotte in laboratorio e sul campo negli anni Sessanta che, benché vietate dal decennio successivo in seguito a valutazioni di natura etica, ancora ci aiutano a comprendere la cronaca attuale: pestaggi, stupri di gruppo, reazioni di indifferenza alla violenza o al dolore. Anziché indagare soltanto la personalità dei protagonisti di tali episodi, Bocchiaro si volge dunque prevalentemente all’esterno, indagando i fattori psicosociali che predispongono al male. Posti in parallelo con fatti di cronaca relativamente recenti, i quattro classici esperimenti di Milgram sull’obbedienza all’autorità, di Darley e Latané sulla diffusione della responsabilità insieme ai due studi di Zimbardo sulla deindividuazione e sulla prigione di Stanford, sono raccontati nel libro con un linguaggio narrativo più che scientifico, al dichiarato scopo che quanto accaduto in laboratorio possa essere compreso anche dai non esperti. Ma se è vero che le dinamiche situazionali possono orientare e predisporre al male, per l’autore rimane il fatto che una condotta riprovevole sia stata messa in atto e che condannarla è doveroso. Lontano dunque ogni intento giustificazionista o assolutorio, vale soltanto l’esigenza di comprendere. Sapere che siamo tutti esposti al potere della situazione – chiosa Bocchiaro – dovrebbe renderci più vigili nei confronti delle varie forze psicosociali che nostro malgrado possono investirci, accrescendo di conseguenza lo sforzo per contrastarle.
Dalla sua pubblicazione nel 1981 ha avuto grande eco, fino a diventare un piccolo classico, il romanzo L’onda dello scrittore statunitense Todd Strasser. La finzione letteraria, che ha come fondamento un fatto realmente accaduto in una high school statunitense nel 1969, racconta dell’esperimento condotto nella sua classe da un professore liceale. Per spiegare il fenomeno ai suoi studenti, increduli del consenso oceanico all’ideologia nazista nella Germania di Hitler, Ben Ross costituisce l’onda: un nuovo movimento, guidato da un leader carismatico, egli stesso, dotato di un simbolo accattivante, un’onda appunto, fondato su un motto, “la forza è disciplina, la forza è comunità, la forza è azione”. Se ogni suo membro, come da regolamento interno, agisce per il bene dell’organizzazione sostenendo gli affiliati in difficoltà, nei confronti dei non iscritti si scatenano ben presto condotte repressive e persino violente. Nella finzione come nella realtà, visto che nella scuola californiana dove il fatto realmente avvenne, ancora si ricordano i tre anni di soprusi e terrore prima dello scioglimento dell’organizzazione. Gli esperimenti di psicologia sociale riportati nel suddetto volume di Bocchiaro trovano dunque espressione letteraria nel romanzo di Strasser, ritratto dell’essere umano colto alla svolta di una scelta: anteporre l’ideologia del gruppo alle proprie convinzioni etiche.