Critica o elogio della distrazione? Secondo nuove prospettive cui le scienze umane e le discipline scientifiche stanno guardando, la distrazione avrebbe in sé anche elementi di immaginazione e creatività, proficui per la realizzazione di un’opera artistica o di un paper scientifico. Nell’era delle nuove tecnologie che impongono device di lettura, scrittura, calcolo digitali, ci si domanda anche quale possa essere lo scarto provocato della distrazione nel ritorno al tradizionale supporto cartaceo.
Marco Belpoliti in Pensare, distrarsi, scrivere, affronta il tema da scrittore e ancor più da lettore. Rilevando la bidimensionalità degli schermi digitali rispetto alla tridimensionalità del libro cartaceo inclusiva del nostro corpo, ricorda la connessione tra capacità manuali e attività intellettuali. Un elogio della scrittura a mano, attività complessa che coinvolge 29 ossa dall’omero al pollice. Ma dacché viviamo nel mondo odierno, non possiamo far altro che cercare di riequilibrare il nostro rapporto con le tecnologie digitali.
In Leggere e comprendere nell’epoca degli schermi digitali Andrea Nardi analizza in prospettiva psicologica le implicazioni cognitive e le fasi di apprendimento nel passaggio dalla lettura su carta a quella su schermo digitale. Un graduale trasferimento che sta avvenendo a livello mondiale regolando l’accesso alla conoscenza dell’intera umanità. Nel processo gli studiosi hanno già notato fattori di impoverimento cognitivo, tanto più negli utenti svantaggiati. Ma si confida sulla capacità di adattamento dell’essere umano.
Argomenta un elogio della lettura Alessandra Sarchi in Cosa vediamo quando leggiamo? La scrittrice ne ricorda la competenza solo nostra, di specie, della lettura, che si apprende da bambini e ci accompagna per molti anni. Ma la vera domanda è: cosa riusciamo a immaginare quando leggiamo? E chiude lanciando una sfida ai nostri uditori, professionisti della sanità: la lettura di una cartella clinica, oltre ai dati di anamnesi e diagnostici, si apre a ricomporre l’intera dimensione della persona paziente?
Con visione da linguista Alessandra Aloisi in Storia della concentrazione e della distrazione mette in discussione l’idea corrente della distrazione incompatibile con la concentrazione nella pratica della lettura. Rilanciando invece la prospettiva della distrazione quale capacità in se stessa, in grado di produrre un nuovo modo di pensare e concepire. Oltre al piacere della rêverie nella lettura di un libro, la distrazione dimostra tutta la sua potenza nell’esercizio dell’arte. Fenomeni complessi e plurali, che è giunto il momento di ripensare.
Enrico Campo applica la sua prospettiva di sociologo in Crisi della lettura e crisi dell’attenzione? A proposito degli effetti del digitale. L’analisi della crisi della lettura e in generale dell’attenzione nelle società occidentali è messa inevitabilmente in relazione con la diffusione delle tecnologie digitali. L’analisi storica permette di valutare le conseguenze della crisi dell’attenzione, ma anche di immaginare possibilità alternative a un fenomeno ormai inevitabile.