SYNAPSIS

TRE LEZIONI SULLA GUERRA

FAD
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Dal 08-08-2025 al 31-12-2025
  • Inizio iscrizioni: 08-08-2025
  • Fine iscrizione: 31-12-2025

    Dettaglio

  • Posti liberi: 500
  • Accreditato il: 25-06-2025
  • Crediti ECM: 3.0
  • Durata evento 3h
  • Codice Evento: 456839
  • N. Edizione: 1
ISCRIZIONI CHIUSE
Gratuito
  • Accreditato da
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  • Organizzatore

Presentazione

Si propongono tre lezioni sul tema della guerra, quanto mai attuali visto che non solo il conflitto nel cuore dell’Europa è ancora in corso, ma un altro, altrettanto cruento, è nel frattempo scoppiato in Medio Oriente. Una realtà che impone di fare i conti con la tenuta psicologica e gli esiti psicopatologici di chiunque ne sia, o se ne senta, coinvolto, così come su interventi e trattamenti terapeutici necessariamente da ripensare.


Etica del conflitto e lotte fratricide
Non entra nell’attualità dei conflitti in corso la lezione di Maurizio Bettini, ma risalendo alle radici semantiche della terminologia di guerra, ne analizza gli aspetti umani, sociali, antropologici.
Se “guerra” è parola di origine germanica (“Wirre”) che ne evoca la turbolenza e si impone nel Medioevo, risalire ai lemmi romani significa riscoprire un’etica del conflitto ormai dimenticata.
Non era con il termine latino “inimicus”, riferito piuttosto a un nemico personale, che i romani identificavano il nemico della res publica, bensì con la parola “hostis”, ovvero un pari, con il quale era lecito fare la guerra. Sono le storie a ricordarcelo. Bettini ne racconta di emblematiche, tratte dall’epica greca, dalla mitologia romana, anche dalla memorialistica familiare.
L’Iliade, prima opera letteraria della tradizione occidentale, attribuita ad Omero, oltre i versi commoventi e gli episodi mitici è soprattutto una successione di scontri, crudelissimi, tra sangue grondante, ossa spezzate, midolli che biancheggiano. Il maggior valore per l’uomo greco, che preferiva la bella morte in battaglia a una vita lunga e meschina. L’episodio dell’incontro tra Diomede e Glauco ne rivela lo spirito, ovvero nobilitare se stessi attraverso il riconoscimento del
nemico.
Tanto che, per i romani, non tutti i popoli erano degni di essere combattuti: neppure lo meritavano i perduelles, ovvero i predoni, i briganti. Solo il bellum iustum era dichiarato con rigoroso rituale.
Quanto appare mitologica l’antichità! Neppure una dichiarazione di guerra è stata consegnata dalla Russia all’Ucraina.È ancora una storia antica ad aiutarci a comprendere la contemporaneità: la guerra fratricida tra romani e albani. Uno scontro empio, vietato dagli dei dacché tra consanguinei, che richiedeva sacrifici preliminari. L’esito tragico, determinato dalla nota vicenda degli Orazi e dei Curiazi, contaminò l’antica Roma di sangue fraterno. Una nebbia di impurità che ora ammorba anche l’Europa, scossa da una guerra tra popoli da sempre fratelli.

 

Traumi di guerra ed esiti psicopatologici
La lezione di Maria Silvana Patti analizza negli aspetti pratici l’individuazione del trauma, gli esiti psicopatologici e l’intervento terapeutico cui sottoporre chi ne è vittima. Tra i numerosissimi conflitti in corso, ad aver risvegliato le coscienze dell’Occidente è la vicina guerra in Ucraina, che affliggerà di effetti psicopatologici dovuti all’esposizione prolungata non solo le vittime dirette, ma tutti coloro che, a varia intensità, la subiscono: la popolazione civile, i soccorritori, gli operatori di ong, i cronisti, fino a noi tutti che nell’infodemia attuale siamo passibili di un trauma vicario.
A premessa storica Maria Silvana Patti ripercorre gli studi legati ai traumi di guerra, fatalmente condizionati dall’evolversi delle tecniche militari fino alla comparsa delle armi di distruzione di massa. Già Senofonte nell’Anabasi riferiva di comportamenti depressivi nelle truppe. Ma i primi studi scientifici sulle reazioni traumatiche dei combattenti datano fine Ottocento, con il concetto di “trauma psichico” formulato dal neuropatologo tedesco Hermann Oppenheim. Inascoltato fino alle prove di nevrosi traumatiche notate nella prima guerra mondiale, quando i sintomi dei soldati venivano piuttosto ricondotti all’isteria e visti con sospetto per il disvelarsi di fragilità personali inconcepibili nella retorica di guerra. Sono invece valide ancor oggi alcune linee di trattamento emerse dal secondo conflitto mondiale, che vide il coinvolgimento massiccio della popolazione con esiti devastanti sui civili. Fino alla guerra del Vietnam, crudamente coperta dai media oltre la censura imposta. Noto è il fenomeno dei reduci gravemente traumatizzati che si affidarono ad “autocure” con uso di sostanze o alcool, ma anche a gruppi di “autoaiuto” poi confluiti in reti terapeutiche organizzate. Finalmente nel 1980 il DSM III riconobbe come categoria diagnostica il “disturbo da stress post traumatico”.
Nella contingenza dei conflitti attuali, la docente espone le fondamentali linee guida per interventi d’emergenza, analizzando sintomi ed esiti psicopatologici dei traumi di guerra. Con una particolare attenzione al trattamento dei bambini, considerando che i genitori stessi, pure vittime, ammettono difficoltà nell’assicurare sicurezza e protezione ai propri figli. Un problema attuale e futuro, perché quale società potrebbe reggersi su individui incapaci di investire nel proprio progetto di vita e qualora la trasmissione del trauma diventasse transgenerazionale?

 

Riflessioni sulla psicologia e sui traumi di guerra

Sono affidate a Miguel Benasayag, psichiatra e filosofo con un passato nella resistenza durante la dittatura argentina, le riflessioni sulla psicologia e sui traumi di guerra che i conflitti in corso riportano all’attualità. Condiziona tuttora l’attività clinica di Benasayag la sua esperienza di vita, raccontata nella lezione con toccante drammaticità. Imprigionato per quattro anni nelle carceri argentine per prigionieri politici, il giovane studente di medicina era incaricato segretamente dall’organizzazione in cui militava di prendersi cura dei compagni la cui integrità psichica era andata in frantumi dopo le indicibili torture subite dai carcerieri. Un annientamento spesso ancor più irreversibile dei danni fisici patiti, che pure il futuro medico, anch’egli torturato, cercava di lenire. Ponendosi già allora il problema di come curare qualcuno che dalla violenza è stato totalmente destrutturato, cercando quel punto che ancora tiene dal quale provare, lentamente, a ricostruire. Lo stesso interrogativo già posto in Francia dai sopravvissuti agli attentati terroristici e d’ora in poi in tutta Europa dall’arrivo dei profughi fuggiti dalla guerra.
Ma cosa significa oggi per uno psichiatra, uno psicologo, uno psicoterapeuta occidentale avere di fronte un paziente con traumi di guerra? Benasayag, riprendendo un tema a lui caro, fissa il contesto attuale in cui ridefinire la patologia: un Occidente in profonda crisi in cui la certezza di un mondo governato dalla ragione è ormai venuta meno. Dopo secoli di cartesiano antropocene (ovvero la centralità dell’uomo soggetto nell’universo oggetto) che già aveva iniziato a incrinarsi all’alba del Novecento, dovrà cambiare il nostro modo di abitare il mondo. Così come un clinico dovrà ripensare la relazione col proprio paziente: individuo cui la società contemporanea chiede di funzionare, quasi fosse una macchina, ma che invece più di tutti avverte come la promessa del futuro si sia ormai trasformata in minaccia. Sono in verità sempre di più – osserva Benasayag – a pensare che le pandemie, la catastrofe ecologica, e ora anche le guerre, siano quel futuro minaccioso già arrivato. Di questa realtà depressiva, che attanaglia anche i giovani fino ai bambini, il clinico deve prendere atto: non potrà più rassicurare i suoi pazienti, essendovi egli stesso immerso. Del Benasayag clinico è cambiata la prospettiva rispetto a quarant’anni fa, quando permaneva la speranza in un domani di libertà e democrazia fuori dalle mura di quel carcere. Il compito del clinico oggi, che Benasayag teorizza nella sua “terapia situazionale”, sarà dunque accompagnare il paziente nell’abitare un mondo in cui la minaccia è reale, assumendo il presente oscuro senza promettere, ammettendo anche di non sapere. Si tratta di costruire un’etica immanente, che trovi un modo di esistere qui e ora se non esiste più un fuori e un domani, perché, citando Beckett, è questo ormai il nostro tutto.

Programma

Etica del conflitto e lotte fratricide – Maurizio Bettini 


Traumi di guerra ed esiti psicopatologici - Maria Silvana Patti 


Riflessioni sulla psicologia e sui traumi di guerra - Miguel Benasayag 

Informazioni

Obiettivo formativo

18 - Contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, di ciascuna specializzazione e di ciascuna attività ultraspecialistica, ivi incluse le malattie rare e la medicina di genere

Mezzi tecnologici necessari

- Pc, tablet o smartphone

- Connessione a internet

Procedure di valutazione

Questionario online con domande a risposta multipla a doppia randomizzazione.
Il questionario si intende superato al raggiungimento del 75% di risposte corrette. In caso di fallimento è possibile ripeterlo fino a 5 volte, previa nuova fruizione dei contenuti del corso.

N.B. Il questionario di valutazione dell'evento è parte integrante della procedura di valutazione e va compilato per poter ottenere i crediti ECM.

Responsabili

Responsabile scientifico

  • EC
    Dott.ssa Elena Camerone
    Psichiatra e psicoterapeuta

Docente

  • MB
    Prof. Miguel Benasayag
    Filosofo e psicoanalista, fondatore del collectif Malgré tout
  • MB
    Prof. Maurizio Bettini
    classicista e scrittore, è direttore del Centro “Antropologia e Mondo antico” dell’Università di Siena
  • MP
    Dott.ssa Maria Silvana Patti
    Psicologa, psicoterapeuta, specialista in psicologia clinica, terapeuta EMDR

Elenco delle professioni e discipline a cui l'evento è rivolto

Medico chirurgo

  • Medicina di comunita'
  • Medicina generale (Medici di famiglia)
  • Medicina legale
  • Neurofisiopatologia
  • Neurologia
  • Neuropsichiatria infantile
  • Pediatria
  • Pediatria (pediatri di libera scelta)
  • Psichiatria
  • Psicoterapia

Psicologo

  • Psicologia
  • Psicoterapia

Assistente sanitario

  • Assistente sanitario

Fisioterapista

  • Fisioterapista
  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento

Educatore professionale

  • Educatore professionale
  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento

Infermiere

  • Infermiere

Infermiere pediatrico

  • Infermiere pediatrico

Logopedista

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
  • Logopedista

Tecnico della riabilitazione psichiatrica

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
  • Tecnico della riabilitazione psichiatrica

Terapista della neuro e psicomot. dell'eta ev.

  • Iscritto nell'elenco speciale ad esaurimento
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Terapista occupazionale

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  • Terapista occupazionale

Altro (non ECM)

  • Altro

Assistente sociale

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